ODE AL GELATO
Sdilinquito si liquefa sul labbro
Turgido sole stillante latte e miele
Di ghiacci stellari e di oasi infuocate-
Riflettono colori madreperla
Pastelli zuccherosi che svelano alla lingua
Le sue metafore infinite-
Miraggi orientali di odalische nell’harem
Nel pigro pomeriggio odoroso di incensi
E mirra e benzoino-
Riluce nella coppa di puro argento
Cesellata e velata
Di gelido vapore cristallino-
È brivido alla mano ingioiellata
E ingioiella la bocca di sapori
Si scioglie come il bacio di un amante
Nelle segrete cavità del gusto
Goloso di sapori arabescati
Rivestito di frutti e di corolle.
Gelo di fuochi fatui è il tuo segreto
Iridati di aurore boreali.
Che tu sia in forma tonda
Come i seni perfetti di una vergine
Vergognosa d’amore
O spalmato in morbide montagne di sapore
Generoso fu il giorno che una donna
Spense la sua prima sete complice
Nel tuo soffice corpo di cometa-
E perfetto è il piacere che ti impregna
Poiché ogni bellezza ch’è perfetta
Dura solo un istante e poi svanisce.
(C) by Francesca Diano 2012
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Francesca
Lug 11, 2013 @ 12:15:07
Grazie Ferni per questa condivisione! Per me è sempre un onore comparire su Cartesensibili.
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fernirosso
Lug 11, 2013 @ 19:53:07
per me un piacere ospitare te e in tuoi scritti…Parlavi di un racconto, sul gelato, oppure ho capito male? Sai, trattandosi di “gelati” non si puà mai dire a cosa si và incontro, potrebbe trattarsi di qualcosa…da brivido! Un noir con schizzi di rosso, magenta, non ciliega! Ciao Francesca, il nostro abbraccio. f
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Francesca
Lug 11, 2013 @ 20:59:53
ahahah, no no. E’ il racconto “Il gelato di Pascal”
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Curzio Vivarelli
Lug 12, 2013 @ 12:40:28
tempo di crisi! per la Torino colta questo può forse propiziare quasi un salutare ritorno alle migliori tradizioni. rammentiamo ad esempio che le belle lettere di Friedrich Nietzsche alla madre e alla sorella, raccontano con precisi dettagli i pasti e i dolci che il creatore di Zarathustra ordinava nelle trattorie e pasticcerie della città alpina, che lo vedrà infine giungere al collasso psichico con quel famoso appello al cocchiere di non bastonare il cavallo. ci riporta, il maestro germanico, ad una pagina di Plinio il Maggiore che enumera, fra le caratteristiche della Augusta Taurinorum, l’industriosa abilità nelle conserve e nei dolci. fin dall’età romana dunque la fine confezione di cibi è una tradizione di quell’angolo subalpino ombreggiato dal Monviso.
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Francesca
Lug 12, 2013 @ 13:24:27
Gentile Curzio, la ringrazio del colto commento. Ho solo tolto la parte in cui, certo involontariamente da parte sua, si poteva ravvisare la pubblicizzazione di un marchio, cosa che il blog non prevede.
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Curzio Vivarelli
Lug 12, 2013 @ 14:57:08
gentile signora Diano, perfetto, ma se le capita vada a sbocconcellare quel gelato di cui ho fatto senza avvertirmene la pubblicità. un’altra ode potrebbe sortir fuori ispirata. e una volta che rivede Nelu il pittore e cultore di filosofia glielo consigli. in lui dopo il cono o il semifreddo i colori del ponticello e del torracchione potrebbero impennarsi verso celesti di mistica dolcezza.
a proposito ha mai visto a lato del ponticello successivo (direzione teatro) lo studio colle opere del pittore di case animate?
trovo peraltro una scelta felicissima aver variato il ritmo dei temi sempre inaspettati proposti da questa sua pagina che ammiro con l’intermezzo del gelato. che ci rammenta con immagine attuale la bruciante estate ellenica. il cono di cialda non ha lo stesso colore della colonna dorica? e il bianco del fiordipanna non è il medesimo delle braccia di Athena? evviva il gelato nostro estivo nutriente af-fresco mitologico!
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