MISERERE
Caoineadh uì Carlo Robert Owen
I
Eventi che confondono fluendo
Vortice atroce è segno del futuro –
Così la vita è giocatrice abile – un baro
Da non cogliere in fallo
Ché il suo barare è onestà nel mentire –
Si apre all’improvviso un cono d’infinito
Folgore di feroce precisione-
Il cuore m’hai squarciato – figlio –
A te e a me l’hai squarciato –
dove ora tu sei è fluida luce
Tu – un nastro di vento cosmico –
Una carezza di eoni – uno zampillo
Di particelle vaganti –
Vorrei sentire la tua voce – toccarla –
Toccare la tua forma di uomo-bambino
Hai portato con te il mio futuro-
Tu eri il mio futuro-
Non ha spazio né tempo la mia vita-
Di quella che mi resta
Tu sei il filo
Figlio – filo – filare
di viti – filo di vita-
– Anche i ricordi dolorosi, mamma – dicevi
sono belli, mi danno calore-
Tu, il cui nome era uomo libero –
bambino prigioniero
del crudore che strazia
Crocifisso da chi nemmeno il tuo nome
È degno di sfiorare-
Che percorso di sangue ti sei scelto
Scegliendo me a tua porta in questo mondo-
Tu m’hai lasciato il compito feroce
Di sopravviverti – del vuoto di te-
Stupore di saperti un essere compiuto
così parte di me e da me così altro-
Ho cullato il tuo corpo approdato alla vita
Ho cullato il tuo corpo rubato dalla morte-
Non rideremo più – più parleremo
Mai più – mai più su questa terra –
Tutto sulle tue spalle di fragile poeta
Si è rovesciato il mondo
Troppo greve – ed io qui resto
a tenermi nel cuore
i tuoi pochi anni –
la tua breve presenza
e l’infinito abisso
che mi rugge nel ventre.
II
Sei venuto dalla luce e con passo leggero
In silenzio – sei tornato nell’alone pulsante
Affondato via da me
Che ti chiamavo
E ti chiedevo di tornare
Col mio urlo vuoto di voce
Mio bambino d’altre vite –
Emana il tuo sorriso arcaico
Figlio
Da processioni d’istanti
Mi riempie e mi giudica –
Quanto più saggio di noi tutti
Nella tua scelta atroce –
Ci hai tutti giudicati
Ed additato ai nostri occhi
Neri di disperazione
Una colpa di sangue
III
Il dolore – figlio – è un cane rabbioso
Che sconquassa il torace con violenza vorace
Che mi rompe le ossa il fegato i polmoni –
E ustiona come brace
Strozza e stritola la gola
Come una morsa che cola sangue –
È il corpo che fa male
La ferita soffregata col sale –
Nemmeno una ciocca è rimasta
Dei tuoi capelli
Da poter baciare –
IV
Figlio – che in questa breve freccia di tempo
Hai inchiodato il tuo nome all’amore –
Tu, che agnello ti sei fatto per altri
Per sanare squarci di vuoto –
Ritto sull’arco immobile
Della tua giovinezza
In eterno fanciullo
Della vita hai provato
Solamente
Il morso feroce –
Tu – figlio – sei fuggito verso la luce
Ché da noi solo buio ti veniva
E silenzio di morte –
Dalla morte volgeva per te
L’istante di liberazione –
Libero ora
Dallo zaino del dolore
Segni a dito chi ti ha straziato –
Tu – crocefisso alla vita
Hai strappato con un gesto
I chiodi i vincoli
Della sofferenza
Per nascere alla morte –
Due volte nato – due volte morto –
Il tuo volto splendente
Nel silenzio
Rimane a giudicare
A segnare
Per sempre la mia vita –
Madre e figlia ti sono nel dolore
Figlio e padre mi sei nell’amore infinito
Che da te come fonte
Mi zampilla
Da un mondo all’altro –
Tu – strada maestra.
V
Cercavo padri – maestri – figure carismatiche –
Troppo lontano spesso volgiamo lo sguardo
E la verità è così vicina
Che troppo grande si fa – ci sfuggono i contorni –
La tua presenza è l’intero universo
Sei tu mio padre – figlio – il mio Maestro –
Fulgido sole del mio universo.
VI
Amore fatto carne –
Nella morte del corpo
Rinnovo la mia anima piagata
Tu – che ti eri annunciato
Nel sogno di tua madre –
Nella tua veste eterna eri venuto
Perché io non morissi –
La vita a te la devo
Perché la tua parola non parlata
Gridi la sua presenza
Rinnovi il tuo passaggio.
VII
Mi disfa il cammino
Se il cuore non è saldo
Ma non potrebbe
Ché dentro brucia il demone –
Tu – padre, figlio, amico –
Tu che l’arco del mio tempo
Hai sverticato – disciolto
Unica sete – intatta
Il mio sangue accogli nella luce –
Un blocco compatto
Di cemento è il dolore
Che mi soffoca e stringe –
Non posso urlare
Né chiedere aiuto –
A chi lo chiederei?
Tu che mi segui nel mio percorso amaro
Figlio
Tu che alla fonte sotto il cipresso
Hai bevuto l’acqua di Mnemosine
Ascolta –
Che la tua vita breve
È un infinito nell’infinito –
Miserere di me – per il dolore
Che rode il corpo e l’anima
Miserere di noi – che qui – nel mondo
Ci siamo fatti carne dolorante.
VIII
Non era questo il mondo che t’avevo promesso
Parlandoti nel ventre mentre fuori
Primavera ed estate consumavano luci
Mai viste in cielo.
T’avevo promesso un mondo che s’apriva
Alla bellezza e al fulgore
Di scale che s’aprivano al futuro
Leggere d’alabastro rilucente
E di cristallo in cui si rispecchiasse
Il tuo viso di principe normanno.
E di teneri soli che scaldavano
I tuoi capelli abbagliati di luce.
Ma non tenevo in conto
Il mondo in cui io vivo
Quel mondo che t’azzanna alla gola
Quando s’affaccia timida l’innocenza
Esitante alla soglia
Perché odia l’amore e la bellezza.
È stato questo il mio inganno
Figlio.
IX
Al sorriso segreto delle tue labbra
Al tuo sguardo sapiente
D’anima antica e saggia
All’innocenza della tua dolcezza
Di poeta bambino hanno opposto
L’urlo feroce del loro inferno.
Non hanno tollerato di vedere
Come la grazia della tua anima
La purezza della tua vita e del tuo sogno
Scagliasse loro in faccia l’abiezione
Che purulenta li stritolava e stritola.
Hanno distrutto lo specchio
Che tu eri – limpido e trasparente
Con la violenza della negazione.
Il tuo – di urlo – s’è consumato nel silenzio
Della tua stanza, portando via con sé
La tua voce – una scia di materia stellare.
X
Dove sono le tue parole adesso?
Dove le tue dita forti su mani di bambino
Abili a costruire i sogni del futuro?
Dove getti i tuoi ami d’oro a pescare l’amore?
Dove guizzano i pesci – in quale mare etereo?
Dove volgi i tuoi abbracci e le tue lacrime
Dove s’è spento il tuo dolore di esistere?
Soffice spuma di materia iridata
Di luci pulsanti in un cielo abbagliante
Ora respiri l’Essere che in te
Alita con potenza illimitata sulla soglia
Dell’eterno fluire di un eterno sacro.
Non più evento – ma forma è la tua essenza
In cui risplende l’anima nuda della materia.
FRANCESCA DIANO
(c) 2012 by Francesca Diano RIPRODUZIONE RISERVATA
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