L’universo e gli anelli – una poesia inedita di Ubaldo de Robertis

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Pubblico commossa la magnifica poesia inedita che Ubaldo de Robertis mi ha generosamente inviato (un corso intensivo di cosmologia)  e, che in un certo senso, è la sua autorevole risposta alla mia Fisiologia delle comete,   https://emiliashop.wordpress.com/2014/11/28/fisiologia-delle-comete-physiology-of-comets-francesca-diano/    come mi fa l’onore di accennare citando il mio nome. Tuttavia c’è una sostanziale differenza: lui è uno scienziato di professione, oltre che un poeta di grande valore e sensibilità. Dunque parla da esperto. Eppure, anche se io sono una profana della fisica e dell’astronomia, una cosa ci unisce, ed è la consapevolezza che nelle leggi della Natura tutto è poesia. Come lui giustamente ha detto: “racconto e cosmologia hanno molto in comune”, perché in effetti il linguaggio della poesia a volte è il più adatto a narrare ciò che sfugge per la sua immensità. La perfetta bellezza degli equilibri, delle forze, delle energie, tutto ciò che è fuori di noi e di cui siamo parte, è anche dentro di noi. La contemplazione dell’universo è la contemplazione della nostra unicità, perché abbiamo ricevuto il dono del pensiero ordinatore e conoscitore. L’armonia dei colori, dei suoni e dei silenzi che ritmano la sostanza dell’universo, noi la distruggiamo quotidianamente perché spesso incapaci di vederla, incapaci di distinguere le relazioni che tutto collegano e uniscono. Vaghiamo come i dormienti di Eraclito, senza sollevare gli occhi al cielo o immergerli dentro noi stessi. L’occhio del poeta non è diverso da quello dello scienziato e a volte coincidono. A ricordarci che sì, anche noi siamo: “Atomi di spazio, cammini chiusi,/ la perfezione sferica di anelli / che intessono, con altri, ariose reti / di relazioni per dar vita allo spazio tempo”

*************************

L’Universo e gli anelli

Atomi di spazio, cammini chiusi,

la perfezione sferica di anelli

che intessono, con altri, ariose reti

di relazioni per dar vita allo spazio tempo,

con la sua curvatura inverosimile,

finché una nana bianca, stella degenere,

evanescente, volle dare la prova

inconfutabile che la superficie

dell’universo è curva, conseguenza

della massa dei corpi celesti contenuti,

fune che si flette sotto il peso del funambolo.

Il cosmo è tutto un fremito, un gran vibrare.

La bellezza di suoni e colori, plurime

risonanze, tonali ambiguità.

Aperto è il suono che dal silenzio

perviene. Il silenzio appartiene

al suono. L’insieme dei possibili

suoni, neutro bigio, è una forma

di silenzio. grigio bianco, che il candore

difende, è il connubio di tutti i colori.

Colore è cadenza di luce. Dall’esigua

frequenza sorge il rosso, al viola la preminenza.

L’alta ciclicità giova all’energia. Il suono

chiama, il colore, sorretto da luce ed ombre,

risponde, domina ben oltre il sistema solare,

imperversa il rosso di Antares, gigante,

e di Betelgeuse, disperatamente in fase terminale.

Lo sfolgorante bianco di Sirio e di Vega,

più fulgente del Sole, in un Universo dove

primeggia il nero- grigio dello spazio vuoto

fra galassia e galassia. Dai padiglioni del mondo

ascoltava Pitagora, il lungimirante, quel concerto

di colori e suoni, con i suoi numerici rapporti,

archetipi della forma, onde che fuggono lungo

corde tese vibranti, come quelle di un violino.

Quale uomo ha avuto altrettanta influenza

nel campo del pensiero? Dante, il divino,

sicuramente ha percepito il suono delle sfere,

riconosciuto come un atto della mente:

l’armonia che temperi e discerni. 

Sulle spalle dei giganti è salito Newton

con il suo corteo di colori e di luce

per vedere più avanti, e raccontare il mondo,

dove dal nulla affiorano particelle, scompaiono

con le loro stranezze, irraggiungibili, nemmeno

fossero raggi di astri sperduti nel loro moto.

L’azzurro profondo è un vuoto che molto

ha da elargire. Si animano processi, strutture,

turbamenti per le inedite forme, la realtà

concreta si manifesta da questa scaturigine.

Sfocata è la visione di appannati mondi,

lontani. L’intenzione non è di annullare

la distanza, piegarsi al disordine, alla casualità,

ma riconoscerle. Nel contempo nuovi varchi

si schiudono verso l’invisibile, ai confini

dei luoghi dell’assenza. E sempre ci sorprende

ogni concezione inquietante dell’Universo.

Ma che cosa guida la realtà? Domandare!

Le domande ci abitano misteriosamente.

Domandare! Domandare sempre, e di nuovo.

Avrebbe voluto, Pound, che le onde fredde

della sua mente fluttuassero, che il mondo

si inaridisse come una foglia morta, e fosse

spazzato via per ritrovare, sola, quella donna.

Ma qui, oltre all’intelletto, a fluttuare

sono campi quantistici, lo spazio interstellare.

E’ questo dimenarsi di quanti che elegge

particelle onde quark/i veri mattoni del mondo/

Le loro danze, i loro incontri, non avranno

lo stesso fascino di Francesca, ma sono

anch’esse una mousikè, cornice di bellezza,

di assoluta verità. Poco altro inaridisce oltre

alla foglia morta, se non l’uomo dentro

al labirinto dell’esistenza, la fedeltà disperata

al pianeta. Smarrite, alla fine, le proprie ceneri

come polveri cosmiche minute, grigio scure.

Pure espressioni di esigenza interiore le tele

di Kandinskij incendiano i sensi oltrepassando

i limiti, le singole percezioni. il pensiero

si addentra nell’Universo stellare per leggervi

l’animazione che ci sfugge, per condividerne

l’irrefrenabile pulsare.

**********************

Ubaldo de Robertis è nato a Falerone (FM) nel 1942 e vive a Pisa. Ricercatore chimico nucleare, membro dell’Accademia Nazionale dell’Ussero di Arti, Lettere e Scienze. Nel 2008 pubblica la sua prima raccolta poetica, Diomedee (Joker Editore), e nel 2009 la Silloge vincitrice del Premio Orfici, Sovra (il) senso del vuoto (Nuovastampa). Nel 2012 edita l’opera Se Luna fosse… un Aquilone, (Limina Mentis Editore); nel 2013 I quaderni dell’Ussero, (Puntoacapo Editore). Nel 2014 pubblica: Parte del discorso (poetico), del Bucchia Editore, 2014. Ha conseguito riconoscimenti e premi. Sue composizioni sono state pubblicate su: Soglie, Poiesis, La Bottega Letteraria, Libere Luci, Homo Eligens. E’ presente nei blogs di poesia e critica letteraria, Imperfetta Ellisse, e Alla volta di Leucade. Ha partecipato a varie edizioni della rassegna nazionale di poesia Altramarea. Di lui hanno scritto: P. Balestriere, F. Romboli, G.Cerrai, N. Pardini, E. Sidoti, A. Spagnuolo, P.A. Pardi, M. dei Ferrari, V. Serofilli, F. Ceragioli, M.G. Missaggia, M. Fantacci, F. Donatini, E.P. Conte, M. Ferrari, L. Fusi.

E’ autore di saggi Il tempo dorme con noi, Primo Premio Saggistica G. Gronchi, (Voltaire Edizioni), e L’Epigono di Magellano, (Edizioni Akkuaria) e vincitore di numerosissimi premi nazionali di poesia.

 

(C)2015 by Ubaldo de Robertis RIPRODUZIONE RISERVATA

30 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. Paolo Statuti
    Nov 07, 2015 @ 16:28:45

    Grazie a Ubaldo per questa sua bellissima poesia e grazie a Francesca per averla pubblicata nel suo prezioso blog.

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  2. ubaldoderobertis
    Nov 07, 2015 @ 17:37:22

    A dire il vero non pensavo venisse pubblicata. Avevo chiesto a Francesca: “Dimmi tu, che hai saputo deliziarmi con le comete, cosa è venuto fuori.” Poi è giunta inattesa l’immediata pubblicazione, e addirittura l’apprezzamento ad opera di Paolo Statuti. In questa storia i personaggi di maggior riguardo sono loro, i due nativi di Roma: l’ideatrice del blog, Francesca Diano, raffinata poetessa e critica d’arte, scrittrice, traduttrice, esperta di letteratura irlandese, e Paolo Statuti, pittore, poeta, prosatore, slavista, autore di un’infinità di traduzioni letterarie dal russo, ceco e dal polacco. Immaginate come resta uno che si è tolto da poco il camice bianco da chimico e che si avvicina con il dovuto rispetto alla poesia. Il camice lo indossavo, anche se un po’ contaminato, con disinvoltura, la poesia cominciamo a parlarne, ora,… insieme.

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  3. giorgio linguaglossa
    Nov 07, 2015 @ 18:35:53

    Di frequente, da un chimico, da un fisico o da un impiegato ministeriale possono venire degli impulsi, delle novità, magari piccole, inconsapevoli magari, o quasi, ma che comunque hanno in sé i germi di sviluppi imprevisti della forma-poesia; magari, mi piace quel tono patico ed empatico di Ubaldo de Robertis, quel metro che si avvolge su se stesso, privo di «chiusure» e di retorismi, così vicino alla prosa. Certo, è la estrema vicinanza della prosa che ha costretto la poesia a spostarsi di lato, a cedere terreno, ma, così facendo, proprio cedendo, la poesia si è potuta innovare in questi ultimi tempi. Proprio quando la poesia è stata costretta con le spalle al muro a rinnovarsi, ecco che qualcosa si muove, la forma-poesia si è messa in moto, ed ecco lo stile prosastico avvolgente di de Robertis che parla discorrendo delle cose ultime…

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    • Francesca
      Nov 08, 2015 @ 00:27:12

      Infatti Giorgio, Ubaldo mi aveva scritto che per questo testo ha scelto la “forma racconto”, dunque un andamento prosastico, come dici. Per quanto mi riguarda, voglio dire per come scrivo io, più per istinto e natura che per scelta, la poesia non dovrebbe dimenticare una delle sue componenti che per me rimangono essenziali, cioè quella della sonorità fluente in metri e ritmi. Lo dico solo perché nella mia esperienza di sempre, prima emerge una sorta di ritmo muto, un accordo, e poi su quello si innestano le prime parole. Ma quell’accordo iniziale permane sempre fino in fondo a stabilire una sorta di melodia. A volte anche dissonante. Ma ovviamente non per tutti è così; in fondo i tempi in cui viviamo sono tempi dall’andamento prosastico. Però in questo testo ci sono così tanti scartamenti, deviazioni sonore, da costruire pur nella forma-racconto un filo sonoro che trova la sua eco nel pensiero enunciato. Qui si parla di musica delle sfere e di armonie di particelle, di loops e di vibrazioni. Ed è un gran bel parlare.

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  4. Pasquale Balestriere
    Nov 08, 2015 @ 00:01:37

    Ho già scritto a U. de Robertis che ne “L’Universo e gli anelli” egli riesce a fare poesia “universale”, nel senso che il suo occhio poetico si spinge -anche per l’ausilio che gli viene dalle conoscenze scientifiche- fin nel cuore dell’Universo, dove si perde e quasi si annulla (“e il naufragar m’è dolce in questo mare”) in visioni, scoperte, rappresentazioni, sensazioni. E che sia silenzio o suono, moto o vuoto, grigio o connubio di colori, questo suo universo pulsa di vita, solida e multiforme, che si estende in vibrazioni, si trama di relazioni (mi viene in mente il Baudelaire di Correspondances), esplode in un rutilare di pulsazioni.
    L’andamento metrico è di tipo poematico, lessico e sintassi cedono qualcosa alla prosa, pur conservando -sempre- la trepida emozione della rivelazione e della scoperta. A me questa poesia riporta alla bocca vaghi sapori lucreziani; e, per quelle che sono le mie conoscenze, mi sembra – quanto all’argomento trattato- del tutto insolita se si guarda al panorama poetico attuale. Un territorio vergine che consiglio all’amico Ubaldo di esplorare.
    Pasquale Balestriere

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    • Francesca
      Nov 08, 2015 @ 00:36:31

      Gentile Pasquale, ha pienamente ragione sul fatto che l’argomento di questo testo sia insolito. Non del tutto vergine, perché come dicevo, e come Ubaldo stesso accenna nel testo citando il mio nome, c’è questo filo che unisce questo suo “Universo e gli anelli” alla mia “Fisiologia delle comete”, come ho accennato nella breve nota introduttiva. Ed è questo “dialogo” fra le stelle che trovo bellissimo. Sono molto grata a Ubaldo per questo dono, fatto soprattutto a tutti noi e a Giorgio Linguaglossa per la missione che si è assunto di diffondere la poesia senza barriere.

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  5. giorgio linguaglossa
    Nov 08, 2015 @ 18:44:23

    per delega di Antonio Sagredo, trascrivo qui il suo commento:

    Bisogna sapere di cosmogonia, e come tale capaci di narrare o dettare questa evoluzione dell’universo e dei suoi anelli, e in effetti è accattivante questa novella storia – il poemetto – che si snoda in versi semplici mentre per me è complessa ciò che in essa si dipana e si dispiega ed è come un contenuto – non qualsiasi –
    da decifrare questa vela (o rete?) che mi si para dinnanzi tutta… vela spiegazzata e che mi mostra delle smagliature nel mio pensiero indagante i significanti evolutivi universali del suo fluire… ed io non so molto di cosmogonia quantunque nei miei versi non talvolta, ma spesso ricorro a queste sfere, universi e stelle, e luci e materie oscure, colori e suoni e canti delle innumerevoli armonie e altro e altrove mi si disperde il senno mio (e il tuo) e che qui in questi versi cosmogonici di Ubaldo vedo, senza ragionarvi sopra più di tanto, un ordine
    chiarificatore che m’aggrada. Nonostante la nostra differenza e distinzione è con la Poesia che giungiamo allo stesso risultato…,Tu con “l’animazione che ci sfugge” ed io “come di un pazzo che ha smarrito la follia”.

    Intanto mentre leggo e rileggo questo poemetto… per causa sua insomma mi ritornano denominazioni che un tempo (e ancora adesso) mi affascinarono per il loro suono-colore… ANTARES in Arlecchinata Marina più che per il loro corpus o significato, ruolo e status nell’universo – tutto? mi domando da inesperto – e invece in quello ne vedo spiegata la successione storica-cronologica; ed ecco il battesimo che mi feci in queste sfere…

    “Carri e sberleffi, ossa e corolle scaglio, fra bottoni e pinete,
    fra gabbiani del pianeta Antares, una zamina germoglia, amata Bruna d’infanzia!”

    “Sirio, Regina!, ruberò gli equinozi a deserte contrade di contrappunti e… violini.
    Ruberò magli di sferruzzanti baci, dove piagati liquidi sogghignano e un guanto
    di foreste gialle fiocca sincero. Ruberò baciate marionette e tarlati frac.
    Mani pazze, pazze, fra i castelli e le arcate”.

    L’opera di Ubaldo mi coinvolge tutto poi che leggo ogni suo verso come una pagina esaustiva degli universi che mi circondano e sono accompagnato lungo questi cammini chiusi da una mente lucida al contrario della mia sconvolta poi che possiede una non-lucidità delle cose che nei versi su citati ne sono testimonianza delle mie tragedie giovanili: quel mio amore che fu anche cosmogonico!

    Amo
    il rottame di Bruna violato in fiore
    in sangue di Sirio
    in innocente poesia ferrosa
    in anni 22.

    E nei miei versi di Poesia-Matematica tento una lettura, e ricorre il termine curvatura per ben tre volte

    Il suono scrive il numero:
    curvatura del punto i/n/immaginabile.

    che per Ubaldo per più cognizione e conoscenza della mia inetta è inverosimile, e che

    C’è un insieme ballerino e convergente:
    sono i numeri dei versi e i versi dei numeri,
    curvatura dei versi, curvatura dei numeri.
    Sublime finzione l’infinito! La sua maschera… finita!

    E mentre in Ubaldo, per scienza è chiara la destinazione, per me questa è teatro della maschera. Eppure anche lui sembra credere(o cedere?) a un mondo similare (il circo-teatro) se scrive:

    la superficie
    dell’universo è curva, conseguenza
    della massa dei corpi celesti contenuti,
    fune che si flette sotto il peso del funambolo.

    E dopo inizia una cascata di colori-suoni che mi chiariscono quelle sensazioni che un tempo mi dominarono, e nei suoi versi trovo un conforto ai miei sensi:

    Il cosmo è tutto un fremito, un gran vibrare.
    La bellezza di suoni e colori, plurime
    risonanze, tonali ambiguità.

    E ancora la curvatura delle sfere mi perseguita se mi ritornano…

    e l’oblio che la linea esilia al punto e al cerchio… e gli angoli schiude
    a nuove forme, a la parabola che la curvatura fissa a un duro nodo.
    ed è, deh, la vita altrove non è!…

    Insomma ancora non ho finito di leggere il poemetto di Ubaldo che mi ri-trovo ad elogiarlo con un commento che elogia anche me stesso, e procediamo in parallelo…

    Dai padiglioni del mondo
    [a] quel concerto
    di colori e suoni……….
    ………………….onde che fuggono lungo
    corde tese vibranti, come quelle di un violino.

    La scienza perciò di Ubaldo non può fare a meno della strumentazione degli oggetti musicali – i suoni delle sfere senza confini come i suoni degli strumenti umani – e di mondi artistici come il nostro mondo cosmogonico che non può fare a meno del teatro-circo: un mondo altrove (nel nostro cerebro speculare
    a quello che ci circonda!), se no perché il poeta si domanda:

    Quale uomo ha avuto altrettanta influenza
    nel campo del pensiero?

    Il nostro mondo cerebrale dove:

    Si animano processi, strutture,
    turbamenti per le inedite forme, la realtà
    concreta si manifesta da questa scaturigine.

    Da qui lo snocciolare nomi familiari… i poeti, e lontani da me seppure affascinanti: Pitagora, Newton…
    ma il mio approccio a questi si destina così:

    Sugli altari dei raccapricci la Vulgata si stropicciava con l’alloro il sembiante di una massa che al potere del Vuoto donava una gloria indegna, e la sua maschera di biacca dai ghigni era segnata dell’universo, perché sinistri fossero i vagiti di disturbi quantici, e i terrori di un cunicolo una prova cardinale dell’essere l’uomo simile all’orrore di un Dio in fuga: un tarlo – involontario! – si pensa,
    come una barbarie ignota che, prima di un inizio, alla materia oscura volgesse una atavica supplica e il riconoscimento di una verità teatrale, come una finzione simulata il primordiale atto del Divino: un infinito, noi sappiamo, che scaltro recita oltre la siepe distanze purulenti e strutture insensate sul segno zodiacale che detiene la mia destinazione, e un nero inesistente una marcia teoria ci trastulla.

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  6. Giuseppina Di Leo
    Nov 08, 2015 @ 18:55:09

    Ho letto e apprezzato molto questa poesia di Ubaldo De Robertis, per quella sua capacità di spostare lo sguardo ben oltre l’immaginabile, un lavoro che richiede talento e grande competenza, come peraltro è stato notato e argomentato nei commenti precedenti. Ammetto di essermi commossa anch’io, cara Francesca, per la lucentezza del pensiero, che qui si esprime come in una sinfonia cosmica di colori e di suoni. Una ricerca che non si esaurisce nel proprio vissuto, bensì trova la sua fonte nel dubbio spingendo il poeta ad interrogarsi sempre:

    “…Le domande ci abitano misteriosamente.

    Domandare! Domandare sempre, e di nuovo. …”

    GDL

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  7. ubaldoderobertis
    Nov 09, 2015 @ 11:02:51

    Ricevo al mio indirizzo di posta elettronica e la trascrivo la mail di Edda Conte

    Oggetto: Sul tuo “universo”

    Molto molto interessante questo dialogare di dotti sulla tua Poesia. Tra tutti mi ha colpito il commento di Giorgio Linguaglossa. Fa ancora una volta sorgere la grande domanda :che cosa è poesia? La poesia si sposta per fare posto alla prosa- dice- ma non solo per quel “metro…così vicino alla prosa”  , bensì io direi per certi suoi particolari contenuti  che ne accentuano non solo il valore concettuale ma anche quella nuova sonorità che forse non si trova neppure ne “La Ginestra”.
    Dunque avanti tutta con Filosofia, Astronomia, Scienza tout-court..e Psicofilosofia poetica. o meglio Psicopoesia, come ultimamente si comincia a diffondere.
    Caro Ubaldo, la tua poesia di oggi offre grande spazio alla scienza, (tra l’altro ti dirò : è un riuscito e gradevole connubio  questo tuo racconto-poesia) e così alla fine si è composto l’antico dualismo che un poco ti impacciava, e finalmente il “chimico”  si può chiamare “Poeta delle scienze”.
     Chapeau anche ai tuoi autorevoli critici che così bene ti hanno saputo leggere e giustamente gratificare con meritati riconoscimenti.
    Con la sensibile e delicata Francesca sento di avere qualche discreta affinità.
    Balestriere poi, è senz’altro una indiscutibile autorità.
    Insomma . un abbraccio di contentezza per questo tuo nuovo “balzo”
    Edda.

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  8. nazariopardini
    Nov 09, 2015 @ 12:13:29

    La virtù della poesia di Ubaldo sta nel far combaciare l’universalità degli equilibri del cosmo con quella del suo animo. Ed è da questa simbiotica fusione che nasce il suo poema; dalla grande sintonia dei due mondi. Se poi l’ipertrofia emotiva richiede spazi più ampi per vedersi realizzata in “forma”, poco importa; basta che questo gioco sia motivato da emozione, armonia, immaginazione, e sperdimento; è da questa misteriosa sonorità, da questo concerto di suoni che è regolata la vita; da questa musicalità impercettibile che, secondo Baudelaire, lega tutte le cose dell’universo e che solo il poeta può ascoltare con il suo sesto senso.

    Auguri
    Nazario

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  9. Francesca
    Nov 09, 2015 @ 13:49:45

    Ringrazio tutti per i bellissimi commenti a un testo che anche a me è così piaciuto. Volevo ricordare anche, in qualità di la padrona di casa di questo minusolo salotto, che in genere – per rispettare la netiquette – i commenti vanno lasciati personalmente e non per interposta persona, proprio perché il loro scopo è quello dell’interazione diretta, di dialogo, fra chi ha la cortesia di voler lasciare un commento e dunque di rispetto verso tutti coloro che lo fanno.
    Un’altra delle regole fondamentali della netiquette è quella di evitare di inserire delle autocitazioni all’interno dei commenti, perché la netiquette (e anche io) le considera spam e non sono molto simpatiche, né depongono molto a favore di chi le fa.
    Davvero grazie a tutti, e soprattutto a Ubaldo!

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  10. ubaldoderobertis
    Nov 10, 2015 @ 23:04:00

    Ringrazio tutte le persone che hanno lasciato il loro commento. In altri tempi mi sarei sognato di viaggiare con una compagnia simile: autori apprezzati per stile, profondità analitica e creatività. Devo però confessare che il tema del viaggio da compiere insieme ad una significativa comitiva di scrittori è qualcosa che ha acceso da sempre la mia fantasia. In un brano del mio vecchio racconto: Il Keltoi, si trova scritto che il personaggio principale:
    “….Ammise d’aver perso, sin dal primo momento la nozione del tempo. La prima sera, ma di questo non era sicuro, si ritrovò a percorrere un sentiero avvolto nella nebbia, nella direzione di Avallon. Ad un certo punto si accorse di condividere il tragitto con altri viaggiatori anch’essi diretti all’Isola delle Mele, quella che propiziò la guarigione di re Artù. Ben presto i viandanti rivelarono la propria identità, erano: Jonathan Swift, Oscar Wilde, William Yeats, James Joyce e Samuel Beckett. La compagnia, altamente rappresentativa della cultura britannica, l’inorgoglì.”
    Ubaldo de Robertis

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  11. Lucio Mayoor Tosi
    Nov 20, 2015 @ 18:54:35

    “Colore è cadenza di luce”
    Lo dico da pittore, che questa è una poesia necessaria. Vien detto raramente del colore in sé, spesso lo si fa nominando l’opera o il nome dell’artista. Ci si gira attorno, da spettatori, ma al centro c’è l’armonia del cosmo, la danza delle sfere.
    I pittori lo sanno bene, particolarmente gli astrattisti, cominciando da Kandinsky. Ma è così da sempre: Medardo Rosso, Paolo Uccello… anche loro scrutavano nei gialli infiniti delle stelle e nella discontinuità dei segni la presenza di ritmi misteriosi. Molto bene, caro Ubaldo. Questa poesia potrebbe fare da manifesto per una mia prossima mostra: te la posso chiedere per quei giorni? Ne sarei onorato.
    Mayoor

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  12. ubaldoderobertis
    Nov 21, 2015 @ 13:55:47

    Caro Lucio, per me sarebbe un vero onore! Non ho parole, e quando ad affermarlo è uno che si picca di scrivere non so cosa voglia dire tutto ciò…Produciamo montagne di carte in continuità, in misura astronomica, per restare nel tema, e non sappiamo, o purtroppo lo sappiamo bene, dove andrà a finire. Poi arriva una proposta come la tua e dell’enorme pila una pagina si illumina improvvisamente…
    Ubaldo

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  13. Lucio Mayoor Tosi
    Nov 21, 2015 @ 14:29:29

    Grazie, contento. Ti scriverò per quando sarà l’evento, e ti manderò l’invito.

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  14. Gianni Fochi
    Nov 22, 2015 @ 12:25:02

    “L’azzurro profondo è un vuoto che molto ha da elargire”: è un sentimento che ha sempre pervaso l’uomo ben ispirato e non superficiale. L’esprimeva già il salmo 19 (versetto 1): “Caeli enarrant gloriam Dei, et opera manuum eius annuntiat firmamentum” (i cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani”.
    Da chimico, quale sono al pari dell’amico Ubaldo, aggiungo che il vuoto non deve suscitare l’impressione del nulla. Ogni atomo è vuoto in grandissima parte del suo volume. Eppure gli atomi sono la realtà che riempie il mondo: “un vuoto che ha molto da elargire”.

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  15. ubaldoderobertis
    Nov 22, 2015 @ 14:34:41

    Ringrazio l’amico Gianni Fochi, punta di diamante della Scuola Normale Superiore di Pisa, che vede scienza e fede percorrere un lungo parallelo straordinario cammino verso l’Uomo.
    Gianni sa che nella poesia c’è la volontà di conoscere, di sapere, “per seguir virtute e canoscenza”, e risponde a l’essenzialità dell’uomo: capire la natura, l’universo, se stesso.
    Ubaldo

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  16. Francesca
    Nov 22, 2015 @ 16:32:07

    Sono molto onorata dalla presenza del Professor Fochi, che giustamente apprezza – e ancor più da scienziato – il testo di Ubaldo. Lo invito allora a leggere anche il mio “Fisiologia delle comete”, che come Ubaldo stesso indica generosamente inserendo il mio nome nel testo stesso, ha in qualche modo ispirato il suo. https://emiliashop.wordpress.com/2014/11/28/fisiologia-delle-comete-physiology-of-comets-francesca-diano/
    Effettivamente mi pare interessante affiancare i due testi, leggerli l’uno dopo l’altro in ordine di tempo – cosa che, da quello che leggo nei commenti qui presenti, nessuno dei commentatori ha fatto – proprio per vedere l’approccio diverso all’oggetto, che è il guardare alla scienza con l’occhio della poesia.
    Nei miei testi poetici, anche molto vecchi, ho spesso usato la metafora delle comete, ma ne ho scritto diffusamente anche in un romanzo. Analogamente in alcuni racconti ho descritto dei comportamenti umani ispirandomi sia al fenomeno dell’entropia, che al mondo dei cristalli, che al mondo vegetale (la pianta carnivora della Sarracenia) che al comportamento del bacillo dell’antrace. Perché sono da sempre convinta che ciò che si osserva in natura e nelle sue leggi, si osserva analogamente anche nell’uomo – che è parte della natura – e nei suoi comportamenti, nel modo stesso in cui la psiche umana funziona, al punto da poter rintracciare fortissime analogie che ne uniscono ogni manifestazione.
    Nel mio “Fisiologia delle comete” infatti, che non è in alcun modo un testo descrittivo, mostro le analogie che ho scorto nella natura dell’anima umana e del suo percorso evolutivo e di sublimazione con il comportamento di quei bizzarri corpi celesti che sono le comete, strutturando quel percorso attraverso i quattro stadi successivi di purificazione della materia secondo la visione alchemica, dall’Opera al Nero (nigredo), al Rosso (rubedo), al Giallo (citrinitas), al Bianco (albedo), sino alla compiutezza.

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  17. Gianni Fochi
    Nov 23, 2015 @ 09:37:17

    “Perché si compia la trasmutazione/ della materia in luce e in energia/ della sublimazione di un’anima volatile”, canta Francesca Diano: riassume bene e icasticamente il principio di conservazione. Tutto si trasforma: la scienza ce lo dice, la poesia ce lo fa sentire.

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  18. maria rizzi
    Nov 23, 2015 @ 10:52:06

    Ubaldo De Robertis é un Autore che ho già trovato sul blog di Nazario Pardini e che mi ha incantata con le sue opere. In quest’occasione tocca una delle tante
    materie in cui sono profana, ovvero la cosmologia, ma riesce, nel corso della lirica a traghettarci verso mondi di inafferrabile profondità, che incatenano, come sempre. Mi soffermo sul riferimento a Vassily Kandinskij, il pittore russo creatore dell’arte astratta, di cui é particolarmente noto “Il cavaliere azzurro”. Credo che Ubaldo si riferisca alla sua produzione in genere e a quest’opera in particolare, quando asserisce che le sue tele ‘incendiano i sensi oltrepassandoi limiti, le singole percezioni. il pensiero’ Annega nell’azzurro del pittore russo, esattamente come siamo soliti naufragare tutti, in alcuni momenti dell’esistenza, nell’immensità del cosmo… E nella lirica, peraltro stilisticamente superba, ricca di musicalità, gi giochi semantici, di dimostrazioni di padronanza della vis poetica, fa riferimento a Pitagora, a Newton, al sommo Dante e allo statunitense Ezra Pound,che avrebbe voluto ‘che le onde fredde fluttuassero’, che trionfasse la logica del mosaico, che i diversi frammenti potessero essere enumerati con lo stile degli indios… Ubaldo fa del cosmo e delle sue conoscenze di scienziato un trampolino di lancio, per proiettarsi e proiettarci nel moto inarrestabile del cielo, in un’esperienza nuova, avvolgente e vibrante di autentica ispirazione. Lo ringrazio di cuore e ringrazio, altresì, la nostra Ospite, Francesca Diano, che gestisce un blog di tale spessore.

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  19. maria rizzi
    Nov 23, 2015 @ 11:33:34

    Ho avuto modo di apprezzare le opere di Ubaldo De Robertis in molte altre occasioni, il poemetto in questione mi trova impreparata, in quanto profana in materia di cosmologia. Ma dopo un’attenta lettura mi sono resa conto che l’autore é partito dall’inafferrabilità dell’universo per rifarsi a filosofi, scienziati, al sommo Dante, a un pittore e a un poeta – saggista statunitense, Ezra Pound. Il suo potrebbe considerarsi un viaggio tra le arti, partendo dalla propria formazione di scienziato e spiccando il volo come mirabile Poeta. La lirica, infatti, peraltro superba stilisticamente, in quanto caratterizzata da intensa musicalità, da giochi semantici e da profonda padronanza della vis poetica, ci conduce ad avventurarci nel cosmo, tramite i suddetti riferimenti e mi soffermerei su Ezra Pound. L’autore asserisce che questi ‘avrebbe voluto che le onde fredde della sua mente fluttuassero’… Si riferisce alla tecnica cosiddetta del ‘mosaico’, al quale il poeta era legato, che prevedeva effetti calcolati e la logica del montaggio. Il nostro Poeta non condivide questa corrente, é poeta puro, in ogni sua espressione e lo dimostra con il riferimento al pittore Vassily Kandinski, grande pittore russo, creatore di un’arte particolare che ancor’oggi affascina pittori e critici d’arte, l’arte astratta. Egli, come recita Ubaldo, ha prodotto tele che ‘incendiano i sensi oltrepassando
    i limiti, le singole percezioni. il pensiero’ Tra le opere di Kandinskij la più famosa é senz’altro “Il cavaliere azzurro” e forse il Nostro prende spunto proprio dall’azzurro di questa tela per proiettarsi e proiettarci nell’infinito, tra il moto infaticabile dei pianeti … a naufragar tra le stelle! Ringrazio Ubaldo per avermi ulteriormente arricchita con la sua Opera e ringrazio Francesca Diano, ospite di questo magnifico blog.
    Maria Rizzi

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  20. Francesca
    Nov 23, 2015 @ 12:11:47

    Grazie Professor Fochi di questo suo commento pregnante, che ha colto l’essenza del mio testo e grazie al caro Ubaldo per essere stato preziosissimo tramite.

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  21. ubaldoderobertis
    Nov 23, 2015 @ 13:01:50

    Ringrazio Maria Rizzi per le parole di stima e apprezzamento nei riguardi della mia scrittura.
    Colgo l’occasione per precisare che la mia formazione è scientifica, ma che non sono uno Scienziato. Ho trascorso la prima parte della mia vita lavorativa, una buona metà, lontano dalla Ricerca, impegnato nell’esercizio di impianti termonucleari per la generazione di energia elettrica. Il mondo della Ricerca l’ho frequentato nella seconda parte e non è che la mia mente si sia improvvisamente illuminata a festa come accade ai veri scienziati. Posso dire di essere irresistibilmente attratto dal fascino della Scienza e da quello della… Poesia

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  22. Salvatore Martino
    Gen 08, 2016 @ 12:18:14

    Sconvolgente questo tuo poemetto cosmologico, cosmogonico, una incredibile immagine speculare del nostro molto più modesto microcosmo. Si legge come una danza di pianeti, una fuga di galassie, una colorazione nitida di quanti, un’armonia, una musica segnalata anche dalle cadenze dei versi. Il Numero che determina le sorti dell’Universo, Pitagora che coglie le rispondenze armoniche del tutto, Dante che coglie con la magia dei poeti il mistero che attiene all’ultramondo, Newton che apre le porte alla scienza più moderna. E i colori combattono il grigio-nero nella folgorazione che disegna comete di speranza, “le domande che ci abitano misteriosamente” Naturalmente i ricordi si ammassano Democrito e Lucrezio, Leibnitz e i presocratici, c’è nella tua poesia l’avallo del mistero, l’amore per la conoscenza, il mito dell’armonia, e questa consapevolezza quasi drammatica di quanto piccolo sia il nostro mondo di fronte all’infinità dello spazio siderale, ma non per questo dobbiamo penetrare nell’angoscia e nella finitezza.E quell’accenno al mio amato poeta dei Pisan Cantos ” Avrebbe voluto, Pound,che le onde fredde della sua mente , fluttuassero, che il mondo si inaridisse come una foglia morta”. A volte nelle sere limpide soprattutto nell’inverno guardo dalla mia collina oltre l’orizzonte del bosco Arturo, il Carro persino la via Lattea con una sorta di abbandono, che ha sostituito lo sgomento di qualche anno fa. Ecco leggendo i tuoi versi mi sembra che la Fisica avvolga la Metafisica in un connubio quantistico di totale armonia. Salvatore Martino

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  23. ubaldoderobertis
    Gen 08, 2016 @ 21:26:26

    Salvatore Martino potrebbe dire a ragione, con Charles Aznavour:
    la vita torna in me
    ad ogni eco di scena//
    //perdonatemi se
    con nessuno di voi
    non ho niente in comune//
    lui, Martino, artista a 360 gradi, e poeta finissimo, avrebbe potuto non soffermarsi sulle mie poesie dopo averne scritte e recitate tante.
    Ha capito che io devo aver sofferto molto per la controversia attorno alle due Culture: la scienza opposta all’arte, e Martino scrive: “Ecco leggendo i tuoi versi mi sembra che la Fisica avvolga la Metafisica in un connubio quantistico di totale armonia.” Poi menziona “Dante”- il vate per eccellenza, “che coglie con la magia dei poeti il mistero che attiene all’ultramondo, Newton che apre le porte alla scienza più moderna.” Cosa dire? La Natura è del tutto indifferente alle nostre arbitrarie distinzioni del mondo in umanistico e scientifico, entrambe le visioni sono essenziali per la civiltà.
    Il pensiero di Salvatore Martino che si emoziona nel leggere i miei versi cosmologici mi rende orgoglioso.
    Ubaldo de Robertis

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  24. Salvatore Martino
    Gen 09, 2016 @ 12:41:13

    Carissimo Ubaldo ho sempre pensato fin dai primordi del mio coscienziale consistere sulla terra che scienza musica e poesia fossero integrate in un solo disegno di macro e microcosmo governati dal Numero e dall’Armonia. Ed è anche per questo che la quasi totalità della poesia che si produce oggi mi appare di una banalità sconcertante. Così incontro nelle tue linee che attraversano pianeti e stelle, galassie e comete e buchi neri lo svolgersi di queste tematiche , che rendono universale la poesia. Quello che asserisci di me e del mio essere artista a 360 gradi ovviamente mi inorgoglisce e attenua un po’ i dubbi che sempre mi accompagnano. Salvatore Martino

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    • Francesca
      Gen 09, 2016 @ 14:37:32

      Caro Salvatore Martino, mi sento onorata veramente dalla sua presenza sul mio blog e concordo con Ubaldo sulla poliedricità della sua arte e sulla sua eccellenza. Come non potrei? Soprattutto per quello che ha scritto;
      ” Così incontro nelle tue linee che attraversano pianeti e stelle, galassie e comete e buchi neri lo svolgersi di queste tematiche , che rendono universale la poesia.” Che è il lavoro che da tempo mi impegna,
      Mi piacerebbe allora che lei leggesse il mio “Fisiologia delle comete”, il testo appunto a cui Ubaldo ha voluto rispondere con questo suo bellissimo testo che, proprio perché risposta al mio, come cosmica corrispondenza, ho voluto pubblicare.

      Fisiologia delle comete – Physiology of Comets – Francesca Diano

      Grazie e un carissimo saluto

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