La memoria dei morti. Francesca Diano

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William Blake, Lo spirito di Platone

I morti ricordano. Ricordano molto più di quanto non facciamo o non vogliamo fare noi, immersi come siamo nel flusso di un tempo contingente e fluttuante, che è però solo velato simulacro di quell’atemporalità, di quello stato assoluto dell’essere in cui essi esistono. Ricordano e sono testimoni e di quanto fecero e di quanto subirono; e di quanto vollero e di quanto non vollero; e di quanto furono e di quanto non furono. La loro testimonianza è insopprimibile, non la si può tacitare, nemmeno cancellandone la memoria, nemmeno deformando o alterando quella memoria a nostro uso e consumo, perché non c’è infinitesimale particella o microtraccia del loro passaggio che non sia stata lasciata a noi in eredità, che non si sia radicata a segnare il corso delle cose, nemmeno se volessimo impiegare l’intera vita a sradicarla da noi o da questo mondo.

Loro ricordano chi siamo, ciò che facciamo, quel che pensiamo e a volte gioiscono e a volte si dolgono, a volte ci accarezzano a volte si ritraggono. Perché la loro memoria siamo noi. La testimonianza del loro passaggio siamo noi. Non v’è giudizio in loro, né passioni estreme come noi le conosciamo, ma il loro spirito aleggia sulla terra come nell’intero cosmo ed esso è il loro oceano, dove fluttuano liberi e si immergono nella sostanza degli astri, delle comete, dei mondi, degli infiniti universi con essi fondendosi e ovunque lasciano traccia della loro sostanza e della loro memoria. Poiché quegli astri, quelle comete, quei mondi, quegli universi sono fatti della loro stessa materia e il loro passaggio la modifica e la plasma, la volge e la trasmuta incessantemente. Non v’è nulla che non lasci orma di sé nel volgersi dell’universo.

I morti ricordano chi siamo, le nostre azioni, i nostri pensieri, il nostro amore, le nostre fragilità, la nostra malvagità, quanto abbiamo costruito e quanto abbiamo distrutto. E a nulla vale la nostra mancanza di memoria, il nostro non voler ricordare, poiché essi sono ciò che noi siamo e noi siamo ciò che loro sono.

Mai testimone fu più veritiero di loro. Mai potremo sfuggire a quanto essi ci indicano e ci dicono su noi stessi.

(C) 2021 by Francesca Diano RIPRODUZIONE RISERVATA

2 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. Ilia Pedrina
    Nov 01, 2021 @ 18:16:04

    E’ così, cara e dolce Francesca: noi siamo gli infiniti universi mondi che loro, in vita sempre, ci hanno preparato, un convito quasi nuziale, un banchetto che anima artisti della Parola, del Segno e del Suono, in preghiera. Grazie, perché intercetti in te il loro andare. Ilia, riconoscente.

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  2. Paolo Ottaviani
    Nov 02, 2021 @ 11:51:51

    L’ha ripubblicato su Paolo Ottaviani's Weblog.

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