“L’eterno prisma dell’anima”. Un inedito di Carlo Diano del 1923

Prosegue il mio lavoro di scavo e scoperta degli innumerevoli tesori contenuti nell’Archivio di mio padre, Carlo Diano, rimasto per troppi anni in mani indegne, ma che ora sta restituendo sempre più a tutto tondo una figura straordinariamente affascinante, dalle mille sfaccettature. L’Archivio comprende non solo un epistolario che farebbe – anzi, farà – la gioia di qualunque storico, storico del pensiero, della letteratura, della storia delle religioni, dell’arte e della grecità, ma anche una notevole quantità di inediti, che non ho potuto inserire nel volume Bompiani perché all’epoca ancora non disponibili.

Dirò più avanti di quanto sto preparando al momento, ma, proprio a questo scopo, sto lavorando a una serie di quaderni di appunti che risalgono esattamente a 100 anni fa. Dunque riporto qui di seguito quanto ho trovato oggi in un suo quaderno del 1923 – 24, quando il giovane Diano era tornato a Monteleone di Calabria, oggi Vibo Valentia, dopo la laurea per una lunga supplenza al Liceo Classico. Fu per lui un momento di profonda crisi esistenziale. Per molti motivi. Penso che, chiunque legga questo testo, non possa, come me, evitare di sentirsene toccato negli strati più intimi dell’essere. A chi si riferisse non è dato sapere. E’ il testo di un mistico e di un maestro spirituale allo stesso tempo. Di un ragazzo di 21 anni.

Francesca Diano

<<Nascono talvolta delle creature nelle quali pare che, per una sovrumana specialissima grazia, l’universo si sia compiaciuto. Non sono esse circoli chiusi di intelligenza e senso, ma restano attraverso ogni fibra della loro vita attaccati all’essere del mondo. Come quei prismi che tutti i lati raccolgono e rinviano la luce e l’immagine, così esse in sé riflettono con la mente le vicende delle cose, l’eterno. A differenza degli altri mortali la loro sensibilità non è circoscritta alle cose, ma per una aerea simpatia giunge nelle profondità misteriose dove si origina la vita.

Sono queste creature come la parola incarnata dell’universo, esse esprimono nel rapido abbagliante raggio della loro esistenza, il significato eterno delle apparenze sensibili. L’anima loro non ha passioni, né tragedie, né convulsioni, piena dell’eterno scorre sulle cose come un’acqua montana che s’affretta all’oceano, né può lo spettacolo delle più lussureggianti rive trattenerle.

Di rado esse s’incontrano. Ma quando ciò, per misteriose, sapienti leggi accade, allora tutto il chiuso ardore delle anime loro si muta in altissima fiamma che illumina il mondo.>>

Carlo Diano, 1923.