Photo (C) Eric J. Heller.
Questo il sito dello scienziato Eric J. Heller: http://jalbum.net/it/browse/user/album/1696720
La foto dello scienziato Eric J. Heller, valente studioso di fisica quantistica, quanto visionario artista , Transport XIXB, visualizza lo studio di un particolare momento del flusso di elettroni gassosi. Questa serie è stata ispirata dagli esperimenti di Mark Topinka, Brian Leroy, e Professor Robert Westervelt ad Harvard per i quali Eric Heller e Scot Shaw hanno lavorato alla componente teorica. L’ho trovata meravigliosamente adatta a illustrare lo splendido testo di Harpur, perché è come se la scienza ai suoi albori, che si fondeva con la filosofia e la poesia, si potesse riconoscere nei suoi più recenti sviluppi, quando, come in questo caso, la scienza è arte essa stessa. Nel leggere il testo di Harpur, che non è ispirato, si badi bene, a questa immagine, sono rimasta profondamente colpita da come i suoi versi sembrino invece descriverla e commentarla. Descrivere cioè, con il linguaggio quasi mistico della sua coltissima poesia, le strutture più profonde e invisibili della materia.
F. D.
Anassimene
L’anima nostra è aria, guarda il respiro
Che entra gelido, riappare
Fantasma che s’arriccia mentre cammini all’alba
Fra boschi di pini che s’estendono
Sulle colline sulla città dormiente.
Come in basso così in alto. Un inverno in cui
Gli arbusti si rattrappirono in nudi agglomerati
Le querce e i faggi, gli sfavillanti salici
Lasciarono la luce scorrere lungo gli spogli rami;
Quando l’erba decrebbe, si sciolsero i cespugli
E la foresta spalancò i suoi sentieri
Come canali che dopo la meditazione si liberano
Quando il sole velato si fermò
All’improvviso ebbi la visione –
Creazione come momento non creato
Lo pneuma è un flusso ininterrotto
Di mobilità infinita e delicatezza
Che assume sempre rinnovate forme,
Una luce che nulla perde di se stessa
Mentre si materializza nel mondo
E si sposta come uno sciame d’api
Per dar forma a nuove particole di senso:
L’aria s’andò addensando in foschia
Poi lentamente s’ingrossò in pioggia
Che creò attrito, cadde a schizzi
Nei solchi e riempì le pozzanghere
Poi più s’addensò in fango e melma
Che il tempo avrebbe indurito come pietra
O per rarefazione ritrasformata in bruma
Per sollevarsi ancora diluendosi in aria
E rarefarsi ancora sempre più –
Raffinandosi e ancora raffinandosi
In oscillanti granuli di fiamma
Fluenti verso l’alto in piccole faville
Per riunirsi in pozze ardenti a risplendere
Dall’emisfero delle tenebre
In forma di stelle e di luna e di sole.
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Anaximenes
Our souls are air, just watch the breath
That enters icy, reappears
A curling ghost on early morning walks
Through groves of pines that stretch
Along the hills above the sleeping town.
As below, so above. One winter, when
Shrubs shrank in naked tangles
Oaks and beeches, flashing willows
Let light glide through bare branches;
When grass subsided, bushes melted
And the forest opened up its paths
Like channels clearing after meditation
When the shrouded sun stood still
I suddenly saw the vision –
Creation as an uncreated movement
The pneuma in a never-ending stream
Of infinite mobility and tenderness
Assuming ever-fresher forms,
A light that loses nothing from itself
Materializing in the world
And shifting like a swarm of bees
To shape new particles of meaning:
Air was thickening into mist
Then slowly coarsened into rain
Which gathered friction, splashed
In ruts and filled up pools
Grew denser into slush and mud
That time would harden into stone
Or turn by rarefaction back to mist
To rise up thinning into air again
Then growing rarer still –
Refining and refining further
Into flickering grains of flame
Streaming up in sparklings
To coalesce in fiery pools to shine
From the hemisphere of darkness
As stars and moon and sun.
(C) by James Harpur – (per la traduzione Francesca Diano) RIPRODUZIONE RISERVATA
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