Ripubblicare le opere del filosofo Carlo Diano. Un’azione dovuta della cultura italiana.

 

CONVEGNO DIANO COSENZA

 

Questa è una petizione per scuotere dal torpore la dormiente cultura italiana, che pare voler a tutti i costi mettere a tacere e far dimenticare la voce di uno dei più originali Maestri del pensiero italiano ed europeo del ‘900. A parte l’edizione dell’Eraclito pubblicata dalla Loreno Valla e degli Scritti morali di Epicuro pubblicata dalla BUR, nessuna delle sue opere filosofiche e teoriche è ormai da molto tempo reperibile. Sembra che gli editori italiani lo ritengano un fantasma. Eppure il suo pensiero è frutto di studi e ricerche in Italia e all’estero sia da parte di grandi studiosi che di giovani ricercatori, i quali tutti hanno immensa difficoltà a reperire i suoi scritti. Carlo Diano, che il suo allievo Massimo Cacciari ha giustamente definito “Il grande outsider della cultura italiana ed europea” è sempre stato uno spirito libero e ha sempre percorso strade mai battute da altri. E’ ingiusto che il suo pensiero seguiti ad essere saccheggiato da altri e fatto passare per proprio e dunque c’è chi non ha convenienza a renderlo disponibile.

Presto uscirà una traduzione americana di Forma ed Evento, pubblicata dalla Fordham University Press. Facciamo che la cultura italiana renda di nuovo disponibile la sua opera firmando questa petizione.

Alla cultura non si può mettere il bavaglio! E la rete è più forte e libera delle lobbies culturali.

Grazie a chi lo farà e diffonderà.

https://www.change.org/p/dario-franceschini-ripubblicare-le-opere-del-filosofo-carlo-diano-un-azione-dovuta-della-cultura-italiana?recruiter=57854881&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink&utm_campaign=share_petition&utm_term=facebook_link

 

Carlo Diano (1902 – 1974), uno dei maggiori e più originali pensatori, filosofi e filologi italiani, noto in Europa e nelle due Americhe per i suoi studi epicurei, per il suo magistrale lavoro di filologo classico  e per il suo pensiero filosofico originale, è stato uno dei grandi protagonisti della cultura italiana del ‘900. Allievo di Giovanni Gentile e di Giorgio Pasquali, ha esteso i suoi studi e le sue ricerche alla Storia delle Religioni, alle teorie artistiche, alle letterature scandinave, al pensiero scientifico e matematico, alla papirologia, alla filosofia antica e moderna, all’archeologia. Vera mente rinascimentale, è stato anche poeta, scultore, pittore e compositore di musica, avendo studiato composizione a Santa Cecilia. Ha ricoperto per decenni la  cattedra di Letteratura Greca dell’Università di Padova come successore di Manara Valgimigli, ha istituito il primo insegnamento di Storia delle Religioni all’Università di Padova, che per anni ha tenuto egli stesso come incarico, oltre ad ever insegnato nelle università svedesi di Lund e Uppsala e ha tradotto poeti e scrittori svedesi, inoltre ha reso mirabilmente in versi italianii tragici greci, traduzioni che hanno visto allestimenti in numerose stagioni di teatro classico con grandi compagnie teatrali. Ha curato l’edizio princeps dei Papiri Ercolanensi delle opere di Epicuro, studi che gli hanno valso la fama internazionale come uno dei maggiori studiosi di Epicuro.

Nella sua vita ha stretto amicizia e ha collaborato con i maggiori studiosi e pensatori del ‘900, da Mircea Eliade a Kàroly Kerényi, da Raffaele Pettazzoni a Ugo Spirito, da Walter Friederich Otto a Ezra Pound agli amici fraterni Salvatore Quasimodo e Sergio Bettini e ha collaborato come compositore con Gianfrancesco Malipiero e molti altri grandi.

Purtroppo le sue numerose opere, soprattutto quelle in cui delinea il suo pensiero filosofico originale, tal che Massimo Cacciari l’ha definito “il grande outsider della cultura italiana”, come “Forma ed Evento”, “Linee per una fenomenologia dell’arte”,  “Saggezza e poetiche degli antichi” e “Il pensiero greco da Anassimandro agli Stoici” sono ormai introvabili. Sono reperibili solo la sua edizione dell’Eraclito pubblicata dalla Fondazione Lorenzo Valla e Le Lettere di Epicuro pubblicate dalla BUR.

Nonostante la sua rivoluzionaria opera “Forma ed Evento” sia stata tradotta in francese, spagnolo, neogreco e ora inglese (a breve in uscita negli USA per i tipi della Fordham University Press) in Italia si assiste a un’inspiegabile ottusità nel riproporre il pensiero di questo grande Maestro e nel renderlo accessibile alle nuove generazioni. Negli anni, anche recenti, sono state scritte tesi di laurea e saggi sul suo pensiero filosofico, eppure le sue opere sono irreperibili, nonostante grandi promesse, gli editori italiani non ne ripubblicano le opere, che sono ormai dei classici del pensiero filosofico italiano ed europeo.

E’ un grave danno per la cultura italiana che nessun editore sia interessato a ristamparle, a offrire ai giovani studiosi l’opportunità di fare ricerca su questo pensatore, le cui opere aprono tuttora numerosi campi di ricerca e strade non battute. Purtroppo molti approfittano del fatto che sia difficile accedervi, se non nelle biblioteche, e le saccheggiano, facendo passare come propri il suo pensiero e le sue ricerche.

Dunque questo è un appello perché i suoi libri vengano ristampati, perché questa vergognosa omissione della cultura italiana venga sanata e perché sia reso il dovuto omaggio a un pensatore che ha portato la cultura italiana nel mondo accrescendone il prestigio.

 

Link al gruppo Facebook: Dare Forma all’Evento. Ripubblicare Carlo Diano

https://www.facebook.com/groups/859787370861862/

 

(C) Francesca Diano 2017

E morte non regnerà – And Death Shall Have No Dominion di Dylan Thomas. Tradotta da Francesca Diano

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Il testo fu scritto nel 1933,  raccogliendo l’invito di un amico a scrivere una poesia sull’immortalità. Il titolo è una citazione dall’Epistola di San Paolo ai Romani (6.9) secondo la traduzione inglese contenuta nella Bibbia di Re Giacomo, (King James’s Version, KJV, tradotta dal greco e pubblicata nel 1611), Death hath no more dominion – la morte non ha più potere, ove il greco originale è thanatos autou ouketi kourieuei, mentre la Vulgata in latino traduce mors illi ultra non dominatur e la Nuova Versione CEI italiana, la morte non ha più potere su di lui.

Fin dal titolo dunque la scelta di traduzione non è semplice, poiché tradurre Death shall have no dominion con ‘La morte non avrà dominio’, come nelle versioni italiane più diffuse, considerando tutte le implicazioni bibliche – pur essendo io ben lungi dall’intendermene di studi biblici – mi è parso semanticamente riduttivo. Certo, ‘dominare’ significa avere potere, regnare, ma tanto il termine greco che quello latino implicano l’idea di chi impone il proprio potere con una vittoria sconfiggendo un nemico, del signore, o sovrano che trionfa dopo una guerra e regna. Il Dominus latino, come il Kurios greco,  è colui che domina, che ha autorità, dispone e decide. E’ l’appellativo che si usa per Dio. Ma la morte – nemica della vita – non la sconfigge affatto, non la domina affatto, non suo è il Regno. E l’idea centrale che percorre tutto il testo di Dylan è proprio invece quella della sconfitta della morte,  della separazione che essa opera, dei mali della vita che non saranno resi definitivi dalla morte, determinando una sconfitta della vita stessa. È la morte che non ha potere, che non è domina, che non imporrà il suo regno, la sua signoria. Per questo motivo ho preferito scegliere di tradurre shall have no dominion con ‘non regnerà’, anche per un omaggio a Piero Bigongiari, che conobbe e amò Thomas e l’ospitò a Firenze e da cui fu profondamente toccato.

Vorrei anche precisare che ho scelto di tradurre the unicorn evils della seconda strofa con ‘i mali unicorni’, avendo qui unicorn funzione di aggettivo e lasciando l’ambiguità d’interpretazione dell’originale. L’unicorno. il cui corno è duro come cristallo, è universalmente noto come simbolo di purezza e, in alcune tradizioni esoteriche, di Cristo stesso, dunque mal s’accosta la sua figura al concetto di male, se non con valore d’ossimoro. Ma qui l’evocazione dell’unicorno ha tanto – a mio avviso – il significato di redenzione (il male che trapassa con la forza perforante di un corno d’unicorno ha anche la funzione di purificazione, poiché quei mali della vita non schianteranno), quanto di un risalire etimologicamente al senso originario (i mali armati di un unico potente corno).

Nella prima strofa ho scelto di tradurre lovers in  Though lovers be lost love shall not con ‘chi s’ama’, poiché mi piace intendere ‘amanti’ nel senso più universale e sublimato, di coloro che sanno amare, che conoscono l’amore e non solo nell’accezione limitante di coppie di amanti.

Nella terza strofa ho scelto di tradurre dead as nails, che significa ‘morti stecchiti) con ‘inchiodati alla morte’, per mantenere la metafora della testa del martello che picchia,  nella determinazione del carattere, che non si lascia piegare e che prosegue nel verso successivo. Ma, per quanto si possa sperare in una traduzione onesta e frutto di analisi e amore per questo immenso poeta, sarà sempre impossibile trasmettere – se non un’ombra –  quel celeste fulgore e fragore musicale che è la lingua di Thomas.

Oggi, 2 novembre 2017, Giorno dei Morti, a mio figlio Carlo Robert Owen, per metà di stirpe  gallese, perché though lovers be lost, Love shall not.

F.D.

E morte non regnerà

E morte non regnerà.

I morti nudi saranno uniti

All’uomo nel vento e alla luna d’occidente;

Quando ossa saranno spolpate e spolpate ossa dissolte,

Su piede e gomito avranno stelle;

Pur se impazziti saranno sani,

Se pur colati a picco in mare riemergeranno;

Se pur chi s’ama si perderà non così l’amore;

E morte non regnerà.

E morte non regnerà.

Avvolti dalle spire del mare

Lì sotto a lungo non moriranno come vento spirante;

Torcendosi sul cavalletto con tendini che cedono,

Legati alla ruota, non si romperanno;

Nelle loro mani si spezzerà la fede ,

E i mali unicorni li trapasseranno;

Scissa ogni estremità non saranno schiantati;

E morte non regnerà.

E morte non regnerà.

Pur se mai più udranno grida di gabbiano

O fragoroso infrangersi di onde sulla riva;

Dove un fiore sbocciò pur mai più debba un fiore

Levare il capo sotto scrosci di pioggia;

Sian essi matti e inchiodati alla morte,

La testa del carattere martellerà attraverso le margherite;

Irromperà nel sole finché il sole collassi,

E morte non regnerà.

 

And death shall have no dominion.
Dead men naked they shall be one
With the man in the wind and the west moon;
When their bones are picked clean and the clean bones gone,
They shall have stars at elbow and foot;
Though they go mad they shall be sane,
Though they sink through the sea they shall rise again;
Though lovers be lost love shall not;
And death shall have no dominion.

And death shall have no dominion.
Under the windings of the sea
They lying long shall not die windily;
Twisting on racks when sinews give way,
Strapped to a wheel, yet they shall not break;
Faith in their hands shall snap in two,
And the unicorn evils run them through;
Split all ends up they shan’t crack;
And death shall have no dominion.

And death shall have no dominion.
No more may gulls cry at their ears
Or waves break loud on the seashores;
Where blew a flower may a flower no more
Lift its head to the blows of the rain;
Though they be mad and dead as nails,
Heads of the characters hammer through daisies;
Break in the sun till the sun breaks down,
And death shall have no dominion.

Traduzione (C)2017 by Francesca Diano RIPRODUZIONE RISERVATA