Profumo di musica

A UdaiJi

Guruji stava rendendo visibile l’invisibile.

Via via che le note emergevano dalla sua gola e dalle labbra, dall’intero suo essere e si fondevano con l’aria che lo circondava, sembrava raccogliere con i palmi una sostanza vivente, volgendola e modellandola in forme fluttuanti.

Guruji era uno dei più grandi cantanti viventi di Dhrupad, lui era il Dhrupad, e si era sentita una privilegiata nel poterlo ascoltare dal vivo.

Dopo il concerto, erano andati a cena insieme a Guruji e al suo tablista. A tavola s’era seduta di fronte a lui. Era un uomo bello, di una bellezza antica, elegante e composta. Nonostante la sua fama, aveva in sé la gentilezza e la semplicità delle anime grandi, cui mai manca una punta di tenera ironia.

Racconti della sua famiglia in India e delle sue tournée internazionali si alternavano ad aneddoti sui grandi musicisti viventi e del passato, e attraverso le sue parole ogni cosa prendeva vita. Ogni cosa era armonia.

Pandit Uday Bhawalkar Raag Yaman

(C)2023 by Francesca Diano RIPRODUZIONE RISERVATA

Alicia Gallienne. L’altra metà del sogno mi appartiene.

Ma i tuoi sono ancora più puri

Di giorni e di notti.

I tuoi occhi aperti,

Li amo più e ancor più

Di quanto mai parrà…

Nel conforto della saggezza delle lune abitate,

Non ci sono per me rifugi migliori

Dei tuoi occhi dove sempre mi ritrovo,

Senza aver mai niente da chiedere.

Nel leggere il saggio introduttivo di Sophie Nauleau, io ho pianto a dirotto. Non per la tristezza di una vita falciata tanto presto, non per la tragedia di sapere comunque che quella vita che vivi avidamente presto terminerà, ma per il fulgore che Nauleau ha saputo trasmettere di questa donna/bambina che ha la saggezza di un’antica sacerdotessa e la sapienza di una figura angelica. Alicia, “che nel suo nome ha molte ali”, è la testimone che la lunghezza di una vita non si determina in anni, ma in esperienze vissute e in ciò che dietro di noi lasciamo.

Da giovane Carlo Diano ha scritto, pensando evidentemente a creature come lei: <<Nascono talvolta delle creature nelle quali pare che, per una sovrumana specialissima grazia, l’universo si sia compiaciuto. Non sono esse circoli chiusi di intelligenza e senso, ma restano attraverso ogni fibra della loro vita attaccati all’essere del mondo. Come quei prismi che tutti i lati raccolgono e rinviano la luce e l’immagine, così esse in sé riflettono con la mente le vicende delle cose, l’eterno. A differenza degli altri mortali la loro sensibilità non è circoscritta alle cose, ma per una aerea simpatia giunge nelle profondità misteriose dove si origina la vita. Sono queste creature come la parola incarnata dell’universo, esse esprimono nel rapido abbagliante raggio della loro esistenza, il significato eterno delle apparenze sensibili. L’anima loro non ha passioni, né tragedie, né convulsioni, piena dell’eterno scorre sulle cose come un’acqua montana che s’affretta all’oceano, né può lo spettacolo delle più lussureggianti rive trattenerle. Di rado esse s’incontrano. Ma quando ciò, per misteriose, sapienti leggi accade, allora tutto il chiuso ardore delle anime loro si muta in altissima fiamma che illumina il mondo.>>

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